Lodi sperticate.

GuerriniQuesta volta è un obbligo parlare, non un otium, ma un negotium.
È uscita una recensione di Elvio Giudici sul Trovatore areniano dove si sono esibiti i coniugi Netrebko. Strepitosi, unici ed inarrivabili, prestazione di levatura storica che mai gli spalti areniani avevano potuto udire. Per lui considerazioni che lette fuori del contesto evocano voce ed interpretazione di Aureliano Pertile. Lei annulla e ridicolizza la miglior Caballé, che il recensore ascoltò nel Trovatore fiorentino del 1968. Diciamo subito che ascoltato cinquant’anni dopo quel Trovatore esemplifica il concetto ottocentesco del “cantare in ciabatte” perché l’illustre soprano catalano trionfa e spopola al quarto atto, dove aver traccheggiato nei precedenti.
Pessimi, per Giudici, gli altri, in speciale modo la svociata Dolora Zajick.
Poi è arrivato il video e la mistificazione ennesima e la travisata realtà sono state evidenti. Siamo davvero stanchissimi e stufi di laudatores e reciperatores, che lodano, esaltano ed incensano quei cantanti, che devono essere lodati, incensati ed esaltati per le agenzie ed/o giri di potere che li sostengono. Sono quei cantanti che davanti al primo ostacolo, al fondato dubbio di una riprovazione si fanno paladini di cause perse e si danno alla fuga.
Sulla Leonora della Cabalée molto abbiamo detto e alla fine basta dire è la Caballé coi suoi pregi ed i suoi limiti, poi diventati difetti. Vorremmo però ricordare a noi per primi, ai nostri lettori, principalmente, e basta perché l’autore del peana risponde all’assioma che non vi sia peggior sordo di chi non voglia sentire come il vasto palcoscenico areniano abbia accolto tutte o quasi le grandi Leonore.
Stupore e meraviglia quelle del 1953 che rappresentavano il meglio delle voci spinte del tempo: Antonietta Stella, Maria Callas e la giovane Anita Cerquetti. Ma prima di questo tris strepitoso erano state Iva Pacetti nel 1932 e Adriana Guerrini nel 1949 le eroine di questa epopea di amore, morte, stregoneria che è Trovatore. Erano Pacetti e Guerrini due deputate cantanti del gusto verista, del suono pesante e dell’accento matronale e pletorico. Allora l’esecuzione dei trilli non sarà quello della Callas o della Leider, ma a differenza dell’incensata diva di oggi danno senso a tutte le frasi, rispettano la frase musicale, non prendono fiato alla rampazzo, alternano piano e forte e, soprattutto la Guerrini sfoggiano acuti squillanti e penetranti. A differenza di una serie di sprovvedute mistificatrici, ben diverse dalla geniale Gencer (protagonista nel 1968) fanno capire che i sospiri e le melanconie del soprano verdiano sono, appunto, verdiani e null’altro.
Poi ai tempi lenti, solenni ed alle voci dalla opulenta cavata, dall’espressione nobile ed un poco compassata siamo arrivati a quelle stimatissime, dolenti e lunari della Gencer, che solo in questo modo ed in virtù di un controllo dell’ottava superiore assoluto (nell’inferiore si sentono i limiti della voce e le difficoltà di controllare sempre il suono) poteva simulare di essere un soprano da Verdi. Nel lasso intermedio tutte le Leonore areniane sono straordinarie, anche se non si chiamano Callas. I piani ed i pianissimi della Stella e della Tucci non saranno preziosi come quelli della Gencer, ma la voce é salda ed omogenea in tutta la gamma. Se poi parliamo della Cerquetti o della Price la attribuzione di qualità vocale eccezionale non è fuori luogo, anzi. La verità è che tutte le esecuzioni delle Leonora del Trovatore non vengono mai meno al compito essenziale del cantare il melodramma ovvero del dire e del saper dire, che necessariamente non è uno stereotipo, ma il risultato di preparazione, studio, applicazione, provare e riprovare e non indossare accessori alla moda, e essere brave per ordine di scuderia, cui una asservita critica si uniforma, come i commensali del Conte Zio.

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41 pensieri su “Lodi sperticate.

  1. Tu pensa che dei nomi da te citati la pacetti è in assoluto una delle mie preferite (dopo Callas). Certo screditare la monserrat ce ne vuole anche se devo dire non è mai stata una delle mie cantanti preferiti e il timbro l’agevolava tantissimo tanto era bello ( posso fare un parallelo con pavarotti?). Tutto sommato è un ruolo che come pochi vanta autentiche fuori classe a rendere giustizia alla parte e per nostra fortuna devo dire. La Netrebko sarò sincero se avesse avuto uninsegnante migliore avrebbe avuto una bellissima voce rovinata dal fatto che come villazon non sa come prendere fiato. Hai detto poco!

    • mozart2006!! Di quel Trovatore vidi tutte le recite del primo cast Pavarotti Ricciarellli Cossotto Cappuccilli! Che ricordi…Si la Ricciarelli al quarto atto faceva venir giù l’Arena. Qualcuno sa se questo Trovatore Arena 78 sia mai stato pubblicato in cd?

  2. Un dì almeno la netrebko se proprio non una tecnica così ben impostata aveva una bellissima voce… almeno secondo me. Poi ha deciso di interpretare le grandi eroine veriste dando il colpo di grazia anche alla voce. Avevo già visto il video: oltre che una direzione no lenta di più la voce è stata ingolata e apatica. Almeno il marito se proprio non ho una vice così bella, brutta invero, ha fatto un “di quella pira” tutto sommato decente anche se a mio avviso permane un tenore di grazia che non si addice molto al ruolo. Ah! Me la ricordo sgargiante e limpida cantare Giovanna ormai quattro anni fa… Meno male che ho resistito alla tentazione di andare a vedere questo trovatore. Ho preferito andare fino a Monaco per un’ottima norma che a Verona che c’è l’ho per dire a due passi

  3. Essere in totale disaccordo con un parere, una recensione, un’opinione è ovviamente normale e più che legittimo ma quando si stigmatizza una posizione differente dalla propria ricorrendo a valutazioni che coinvolgono la sfera morale ( falso, venduto, lecchino ) avverto un certo disagio. Non sempre condivido le opinioni di Elvio Giudici ( in alcuni casi, come ad esempio la valutazione di artiste come Olivero, Gencer e Kabaivanska, la mia opinione è opposta alla sua ) ma sempre lo leggo con interesse, rispetto e profitto. Le sue pubblicazioni riguardanti l’interpretazione vocale e registica nel teatro d’opera sono imprescindibili e credo rappresentino le cose maggiori scritte in Italia sull’argomento negli ultimi decenni.

    • Scusa ma se uno fa delle accuse precise e mi permetto antistoriche a delle artiste che hanno fatto la storia quella vera dell’opera come può mai essere credibile come saggista? Io mai acquistato un suo lavoro preferisco wikipedia a questo punto.

  4. vabbè, nulla di nuovo, la solita bella voce, la solita patata in bocca, i soliti centri gonfi; senza parlare di voci inarrivabili come la Prince….ma quanto brava era la Tucci! una professionista ammirevole. Io invece in arena ci sono andato sabato con la Pirozzi, che a dirla tutta, non mi è sembrata peggio di Anna dei Miracoli, anzi…

      • Gentile Signora, i “coniugi” hanno già cantato al Teatro dell’Opera di Roma nella Manon Lescaut con la direzione di Muti mi pare, se la memoria ancora mi assiste, nel 2014. Ero in balconata e non ricordo (mi riferisco alla “Diva”, del gentil consorte meglio non dire nulla) una “voce fresca, mai artefatta e grande adesione al significato delle parole”. Ricordo una buona recita della “Diva”. E, tanto per “farmi del male” aspetto anch’io di risentirla a Roma …..cordialità.

        • Rileggendo le sue considerazioni credo ci sia atato un errore di interpretazione da parte mia. Lei si riferiva, molto probabilmente alla Signora Pirozzi?! Magari a Roma “saremo in due” ad ascoltarla. Accetti le mie scuse madame.

        • Guardi che io intendevo la voce fresca di Anna Pirozzi, il soprano che canta alcune recite di questoTrovatore veronese e che interpreterà Turandot a Roma il prossimo anno. In quanto ai “coniugi” ha già detto tutto Domenico Donzelli con la consueta competenza.

          • E’ la stessa Pirozzi che fu fischiata nei Due Foscari scaligeri e che in quell’occasione Donzelli giudicò voce ” vuota in basso, spinta in alto e poco affascinante al centro” ? Io trovai quel giudizio un po’ troppo severo anche se non privo di qualche fondamento.

          • Solamente l’ascolto dal vivo potrà confermare o meno l’impressione del tutto positiva che ho di questa voce.

          • Nel ruolo di Turandot…..sono perplesso. Avesse una tecnica autentica salda canterebbe traviata, Butterfly e con cautela Manon Lescaut e Tosca

          • Infatti. Ma questa cantante sta interpretando solo ruoli che in altri tempi erano destinati a voci drammatiche per cui deve “spingere” molto. Spero che la sua sia una principessa meno gelida e più lirica dei sopranoni di derivazione wagneriana ai quali ci hanno
            abituati.
            Insomma si vedrà.

          • Mi permetto di osservare che i grandi soprani wagneriani leggi Frida leider, Kirsten flagstad ed in Italia la Cobelli evitarono turandot. Gina Cigna credo non avesse opere di Wagner in repertorio come non ne aveva la Scacciati (a parte Elsa, che è un normale lirico). I primi soprani da Wagner che cantarono Turandot furono la Callas ( che appena possibile abbandonò Wagner) la grob Prand e la nilson. Queste ultime eseguivano Mozart, verdi, Weber Puccini di tosca, Mascagni…….tutta roba dalla quale tutte le Turandot attuali dovrebbero stare alla larga. dimenticavo niente Wagner per la dimitrova la stapp e la Casolla (esclusa senta in italiano )

          • La Cigna mi pare di Wagner avesse cantato Freia (all’esordio alla Scala) ed Elisabetta, parti liriche.

          • Aggiungo Rysanek, Borkh e tornando ai giorni nostri Stemme e l’americana Jennifer Wilson.
            Per wagneriane intendo soprani che cantavano i ruoli “tosti” sempre e non ogni tanto.

          • Tra l’altro ho proprio sentito la Grob-Prandl in Turandot, in una oscura edizione Remington (?) di inizio anni Cinquanta che è la prima incisione in studio dell’opera, diretta da Capuana con orchestra della Fenice, e la cantante tedesca l’ho trovata disastrosa.

    • Gabriella Tucci e per mtolti aspetti Antonietta Stella posseggono quelle voci che per magia ogni vollta che le ascolti ti stupiscono. Forse perchè, ancorchè pregevoli, le cancelli pochi secondi dopo averle ascolrate. Così ogni volta che le senti ti sembra una sorpresa.

      • Prima volta che ascoltavo la Pirozzi dal vivo, voce notevole e in una parte che sulla carta le può stare bene; le agilità del primo atto però sono imbarazzanti e ogni tende spesso a fare il soprannome, che assolutamente non è; si applica usualmente a un repertorio totalmente sbagliato, bene dice Donzelli, io la troverei forse azzardata anche in Tosca. Speriamo viri il proprio repertorio verso ruoli più adatti di lirico pieno, ma purtroppo credo che non sarà così…o tempora, o mores… in ogni modo la Pirozzi che ho sentito io dal vivo, la preferisco alla Netrebko del video.

  5. Evito il confronto con Gencer Callas e Price sarebbe come sparare sulla croce rossa. Basta ascoltare la Tucci per ridimensionare pesantamente la diva fasulla. Dove con la Tucci tutto suona spontaneo ,sorggivo, là abbiamo la sensazione di imparaticcio e faticoso. Fiati presi alla carlona, trilli scolastici, i insopportabile effetto “patata in bocca”….il critico citato o sta perdendo i colpi o è in palese malafede.

      • Sono un melomane impenitente e masochista e ieri sera quasi “godevo” a farmi del male, nonostante mia moglie, medico psichiatra, mi ammonisse severamente dei rischi che stava correndo la mia “salute mentale” di melomane!! Ad maiora..

  6. In effetti i critici lasciano stupiti. Non dimenticherò mai un Requiem di Verdi ascoltato nel lontano 2009 all’Auditorium di Santa Cecilia a Roma, con un cast molto modesto in cui cantava tra gli altri Villazòn in condizioni disastrose. Dire che uscii insoddisfatta è dire poco e quando poi lessi la recensione rimasi di stucco, perché il critico del giornale che leggevamo in famiglia definì l’evento praticamente memorabile.
    Personalmente prediligo la Leonora di Maria Callas la sola capace di esprimere tutta la melanconia e il pathos del personaggio. Il suo D’amor sull’ali rosee è unico e inimitabile . Detto questo è chiaro che dopo di lei molte belle voci hanno affrontato il ruolo in Arena e si fanno rimpiangere. A proposito di Monserrat Caballe vorrei dire che pur in possesso di una voce eccezionale non “interpretava” al contrario di altre cantanti, forse meno dotate, ma più capaci di coinvolgerci nel dramma verdiamo.

  7. L’età si fa sentire, e probabilmente sta trasformando i limiti di Giudici in difetti manifesti e inemendabili. Le sue 75 primavere, che forse sarebbe meglio definire come autunni, gli stanno facendo perdere la connessione con la realtà, dove una come la Netrebko avrebbe cantato in un bar del dopo-lavoro sovietico, e il compagno avrebbe ragliato in cucina o in una macellaria suina.
    Cosa ci tocca subire…

  8. Una notarella che ho scritto su Giudici altrove.

    Sul suo vecchio libro “L’opera in cd e in video”, Giudici recensisce fin dalla prima edizione del 1995 il Parsifal Erato del 1981, diretto da Armin Jordan e base musicale per il film di Hans Jurgen Syberberg.,
    Nel suo nuovo libro “L’Opera, – Storia, teatro, regia – L’Ottocento”, Giudici utilizza non meno di undici pagine (più tre di introduzione all’opera del regista in questione) per magnificare il film in questione, sperticandosi in ogni genere di aggettivo sbrodolante. Al che, mi si è accesa una lampadina. Sono andato a controllare la rece del 1995, in preda a un ricordo. Ebbene, lì il film è liquidato in mezza riga: “Pretenzioso, confuso e insomma brutto”. Mica male, un’inversione a U davvero rimarchevole.
    Sarà mica che, dopo questa rivoluzione copernicana, vorrà salvare anche la parte musicale, a suo tempo valutata con una stella?
    Ci avevo visto bene.
    Facciamo il confronto.

    Sul direttore d’orchestra Armin Jordan, 1995: “Tempi tendenzialmente lenti, associati a una sorta di flou che dalla ricerca di colori, timbri e liquidità impressioniste ricava solo molle evanescenza, nella cui gentile vacuità espressiva la tensione drammatica dell’opera si stempera in una sorta di sogno onirico dai colori qua e là gradevoli, ma alla lunga molto noiosi”.
    Sul direttore d’orchestra Armin Jordan, 2019: “Ammorbidisce e liricizza quanto più gli riesce. Anni luce lontano dalla sacrale tradizione bayreuthiana, la sua lettura luminosa, trasparente, dalla chiarezza rilevantissima con cui s’articolano i diversi piani sonori e dalla totale simbiosi che i suoni stabiliscono con le immagini, per più d’un verso sembra affine a quella di Boulez”.

    Reiner Goldberg, 1995: “Goldberg è un protagonista ruvido nel canto e monotono nell’accento”.
    Reiner Goldberg, 2019: “Voce di schietto stampo lirico, di bel timbro luminoso, piuttosto ben appoggiata alla colonna d’un fiato controllato con ragguardevoli risultati”.

    Wolfgang Schone, 1995: “Schone è il più pallido ed evanescente Amfortas che sia mai approdato al disco”.
    Wolfgang Schone, 2019: “Wolfgang Schone forma un amalgama perfetto nel plasmare una figura la cui caratteristica più evidente è proprio la tragica debolezza d’una personalità chiamata a cose molto più grandi della sua piccola statura: l’impotenza consapevole che ne deriva si rivela così tarlo ben più corrosivo della piaga che ne mangia le carni”.

    Robert Lloyd, 1995: “Lloyd è molto corretto e anonimo”
    Robert Lloyd, 2019: “Magnifico il Gurnemanz di Robert Lloyd. Lontano anni luce dal vecchio barbogio pontificante cui tanto spesso viene ridotta tale figura, questa è piacevolmente giovanile, spontanea, commossa. […] Non ampio o potente ma morbido, pastoso, piegato a piani e pianissimi ben timbrati lungo la luminosa, calda uniformità d’una linea vocale […]”.

  9. Anche sul libro dedicato al Settecento si intravvedono cose notevoli. Ad esempio, una seconda inversione a U sul Don Giovanni di Losey, nei libri precedenti definito mancato e ora geniale.

    E soprattutto una perla che non va taciuta: sul Don Giovanni video di Karajan del 1987 (nei vecchi libri indicato con la data giusta) e oggi ascritto al 1991 sia nella tabella sinottica sia nel testo (peraltro riciclato) della recensione. Frase folgorante: “Nel ’91. d’altronde, Karajan era purtroppo solo il malinconico sopravvissuto di se stesso”. Un sopravvissuto che era morto da due anni, per la cronaca.

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